lunedì 28 agosto 2017

Recensione: Il mistero del London Eye, di Siobhan Dowd

| Il mistero del London Eye, Siobhan Dowd. Uovonero, € 14, pp. 256 |

Il nome Siobhan Dowd potrebbe non dirvi niente. L'autrice irlandese, stroncata da un cancro all'età di quarantasette anni, era una presenza tutt'altro che in secondo piano nel bellissimo Sette minuti dopo la mezzanotte – oggetto, quest'anno, di una trasposizione cinematografica altrettanto struggente. L'idea dell'albero che si liberava delle radici e passava a trovare Conor, tredicenne con una perdita da metabolizzare e un ingiustificato senso di colpa, era di Siobhan. Che tra le pagine parlava di malattia, e della sua. Che si spegneva prima del punto fermo, dell'ultima fiaba del mostro. Patrick Ness, vincitore come la collega della Carnegie Medal, l'ha ultimato per non lasciare che un capolavoro dell'infanzia prendesse polvere in un cassetto. C'era la curiosità forte di leggere una Dowd senza intermediari; ancora tra noi. L'occasione si è palesata al mercatino del primo sabato del mese. Su una bancarella, ho trovato il suo esordio per soli due euro. Il mistero del London Eye è un giallo capitanato da due fratelli, Ted e Kat: il primo ha dodici anni e un diverso sistema operativo nel cervello, l'altra ne ha due in più e il pallino per lo shopping al centro commerciale. A Londra è primavera, ma un temporale è in arrivo. Somiglia a una grandinata che minaccia di farti rimanere a casa e al temperamento di zia Gloria: fumatrice incallita, divorziata senza drammi, mamma di un ragazzino da portare volente o nolente a New York. Salim è passato a salutare i cugini prima di trasferirsi. Propone un giro sul London Eye, perché ama gli edifici imponenti, le altezze, e lassù non ci è mai stato. I ragazzi sono in fila, quando Salim decide di saltare la coda e di accettare il biglietto da uno sconosciuto che all'ultimo momento si è tirato indietro per colpa delle vertigini: sale, salutato dai parenti, e quaranta minuti dopo non scende.

Sul mio cervello gira un sistema operativo diverso da quello delle altre persone. Vedo cose che loro non vedono e a volte loro vedono cose che io non vedo. Per quanto mi riguarda, se Andy Warhol era come me, allora un giorno sarò anch'io un'icona culturale. Invece che per le lattine di zuppa e divi del cinema, io sarò famoso per le mie previsione del tempo e per l'abbigliamento formale e andrà bene così.

Da Shutter Island e Contrattiempo, i thriller insegnano che è possibile sparire in una stanza chiusa a doppia mandata. E in cima a un enorme ruota di bicicletta, che sfida le nuvole, la gravità e le partenze dell'ultimo minuto? Coma ha fatto Salim a volatilizzarsi? Kat, spiccia e razionale, pensa a una fuga o a un rapimento; Ted, uno Sherlock Holmes in erba, prende in considerazione perfino l'idea dell'autocombustione. A raccontarci un'indagine intrigante quanto basta e intrisa di leggerezza, è lui, il piccolo di casa. Affetto come l'adorabile protagonista di Atypical da una forma di autismo ad alto funzionamento, ha hobby inconsueti (le previsioni metereologiche, gli abiti eleganti), scarse interazioni con i coetanei (non coglie i doppi sensi e le metafore, non regge gli sguardi altrui, non sa leggere i volti) e un'intelligenza sviluppatissima (se la polizia brancola nel buio, sappiamo che lui troverà comunque tutte le risposte). Amo i personaggi fuori dall'ordinario, affatto i narratori bambini. Il caro Ted, “neek” precoce e bizzarro con una famiglia a soqquadro, non mi ha ispirato purtroppo gran simpatia; non sono mai entrato nella sua testa per capire cosa avesse di diverso dalla mia. Del Mistero del London Eye tessono ovunque le lodi, ma io l'ho trovato scritto bene, scorrevole e nulla più; troppo infantile per i miei gusti. Un genietto si racconta. Suo cugino è scomparso. Il pretesto del giallo, però, desta scarsa preoccupazione, qualche sorriso centellinato e una profonda tristezza, quella sì, per una scrittrice andata via prima del tempo. Ci saranno modi migliori per riscoprirla, confido, e renderle più degnamente omaggio.
Il mio voto: ★★★
Il mio consiglio musicale: The Cranberries – Just My Imagination

8 commenti:

  1. L'ho finito sabato in spiaggia. Francamente mi è piaciuto, ma penso ad un pubblico di lettori che può andare dagli 11 ai 15 anni.
    Io intanto ordino La bambina dimenticata dal tempo e a questo libro ripenso con calma.
    Ciao e buon lunedì.
    Lea

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come sai, Lea, ai target non bado molto.
      Adoro ancora, per dire, i romanzi del Battello a Vapore alla mia veneranda età. Però questo l'ho trovato troppo per piccoli, troppo limitato. L'accoppiata Dowd-Ness mi ha viziato, dici?

      Elimina
    2. Sette minuti è un libro che definirei POTENTE.
      Per la Dowd voglio prima leggere la produzione completa: sono pochi libri purtroppo.

      Elimina
    3. Sì, ho letto i titoli alla fine del Mistero del London Eye. M'ispira soprattutto il vincitore della Carnegie.

      Elimina
  2. Mi sa che non fa troppo per me, visto che già Sette minuti dopo la mezzanotte non mi ha entusiasmato.

    Che poi l'idea avuta da Siobhan Dowd poteva anche non essere male, peccato che al cinema abbiano fatto doppiare l'albero a Liam Neeson e lì, più che struggente, a me personalmente ha cominciato a suonare tutto ridicolo. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma a me Neeson sta comunque meno antipatico di un Luca Ward. ;)

      Elimina
  3. io tutto sommato questa volta salto...

    RispondiElimina